Il Papa Leone XIV: “il grido della terra non sia moda passeggera, passare a una conversione ecologica”
Un’unica famiglia, sotto “lo stesso sole” e “la stessa pioggia”. Una chiamata a prendersi cura della casa comune, passando dalle parole ai fatti: a una “conversione ecologica” che dalla raccolta di dati su carta, dai discorsi, ritorni al “cuore”, sede della libertà della persona, e non sia sorda “al grido della terra e dei poveri”. Nel solco del suo predecessore Francesco, a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, Papa Leone XIV ribadisce l’urgenza di lavorare per la cura della Terra.
Lo fa il 1° ottobre, al Centro Mariapoli dei Focolarini di Castel Gandolfo prendendo parte alla cerimonia di apertura della conferenza internazionale Raising Hope on Climate Change organizzata dal Movimento Laudato si’ in collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, CIDSE, UISG, Movimento dei Focolari, Ecclesial Networks Alliance. Una due giorni in programma dal 2 al 3 ottobre al quale parteciperanno oltre mille persone, tra le quali leader provenienti dal mondo della fede, dei movimenti, della scienza e della politica.
L’impatto della Laudato si’
Il Papa esordisce con una dichiarazione a braccio, riferita al pubblico presente: “I veri eroi siete voi, che lavorate insieme per fare la differenza!” Il riferimento è a un’affermazione pronunciata in precedenza da Arnold Schwarzenegger, già governatore della California e oggi presidente dello USC Schwarzenegger Institute, tra i relatori della cerimonia, che nel suo intervento aveva affermato di sentirsi “onorato” nell’essere vicino a un “action hero“. Un “eroe”, appunto. Il Pontefice prosegue ricordando l’impatto della Laudato si’, allargato ben oltre i confini ecclesiastici. “Spunto per dialoghi e gruppi di riflessione, programmi scolastici e universitari, collaborazioni e progetti”, essa ha ispirato azioni in tutti i continenti che aiutassero non solo il pianeta, ma anche “i poveri e gli esclusi”, spesso le prime vittime della crisi climatica.
“L’impatto è giunto ai vertici internazionali, agli ambiti dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, a quelli economici e imprenditoriali, come pure agli studi teologici e bioetici. Il linguaggio della “cura della casa comune” è stato incorporato nei dibattiti accademici, scientifici e politici”.
“Sfide ancora oggi più attuali”
Leone XIV prende in esame alcuni passaggi dell’enciclica: l’analisi della situazione in tema ambientale e la conseguente proposta “del paradigma dell’ecologia integrale”. Tutto ciò accompagnato da un insistente richiamo al dialogo, ad affrontare le questioni della Terra come una famiglia.
“Rendiamo grazie al nostro Padre che è nei cieli per questo dono e questa eredità di Papa Francesco! Si tratta in effetti di sfide oggi ancora più attuali di dieci anni fa. Sfide di ordine sociale e politico, e prima ancora di ordine spirituale: esse domandano una conversione”.
“Cosa resta da fare”
Ogni anniversario, prosegue il Papa, accompagna alla memoria del passato interrogativi su “cosa resta da fare”. In tema di cura della casa comune, si è passati da fasi di “comprensione” e “studio” a quella di “implementazione”. La strada è tracciata, ma occorre ascoltare il “grido della terra e dei poveri”. Mai, ammonisce il Pontefice, esso appaia come mera “moda passeggera” o sia preso in considerazione, “peggio ancora”, come tema divisivo.
L’esortazione apostolica Laudate Deum, anch’essa di Papa Francesco, già notava come la Laudato si’ stridesse con alcune minimizzazioni sui “sempre più evidenti segni del cambiamento climatico”, che pongono “in ridicolo chi parla del riscaldamento globale”, arrivando addirittura ad incolpare i poveri di ciò che, “più degli altri”, subiscono.
Ritornare “al cuore”
Condividere e diffondere il messaggio dell’enciclica non basta. Ad essere necessario, oggi, è un ritorno al cuore. Non soltanto il centro di sentimenti ed emozioni, ma sede della libertà. Esso non include esclusivamente la ragione, ma “la trascende e la trasforma”, ispirando per intero la persona e i suoi legami. In definitiva, il luogo in cui la realtà esterna “ha più impatto”, in cui la “ricerca più profonda” si compie, dove si rivelano i “desideri più autentici”, dove si ritrovano l’identità umana e si “mettono a fuoco” le decisioni da compiere.
“È solo attraverso un ritorno al cuore che può avvenire anche una vera e propria conversione ecologica. Occorre passare dal raccogliere dati al prendersi cura; da discorsi ambientalisti a una conversione ecologica che trasformi lo stile di vita personale e comunitario”.
Una “conversione” che aderisce a quella che “orienta al Dio vivente”, “che non si vede”. Egli non si può amare disprezzando, al contempo, “le sue creature”. “Non ci si può dire discepoli di Gesù Cristo senza partecipare del suo sguardo sul creato e della sua cura per ciò che è fragile e ferito”.
Coltivare le quattro dimensioni dell’esistenza
Il Papa invita quindi i partecipanti alla conferenza ad essere portatori “di quella speranza” che ha origine dal riconoscere Dio già operante nella storia. La Laudato si’ descrive così san Francesco d’Assisi:
“Viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”.
Da questo spunto, Leone XIV auspica che ciascuno possa coltivare quattro dimensioni dell’esistenza: “Con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso, in un atteggiamento costante di conversione”.
L’ecologia integrale “vive” di tali dimensioni. E la Laudato si’, con la sua “importazione interdisciplinare”, in essa germoglia.
“Fare pressione sui governi”
“Siamo un’unica famiglia”, ribadisce il Pontefice, “con un Padre comune che fa sorgere il sole e cadere la pioggia su tutti”. L’invito è quindi ad unirsi attorno al “medesimo pianeta”, all’ecologia integrale. Alla pace. In tal senso, viene osservata la diversità di organizzazioni che prendono parte al convegno.
D’altra parte, scriveva ancora Papa Francesco nella Laudate Deum, “le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale”. L’appello di Leone XIV è nel solco di questa affermazione.
“La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve fare pressione sui governi perché sviluppino normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non vigilano sul potere politico – nazionale, regionale e municipale –, non è possibile contrastare i danni ambientali. Inoltre, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine per sostenere le medesime politiche”.
Un’esortazione che potrà trovare concreta applicazione nei prossimi vertici internazionali in programma, ricordati dal Papa: la trentesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop30); la sessione del Comitato per la sicurezza alimentare della FAO; il vertice sull’acqua che l’ONU sta organizzando per il 2026. Al lavoro della diplomazia, si affianca quello della società civile, “soprattutto i giovani”, per dare il loro contributo “alla sfida culturale, spirituale ed educativa”.
“Che cosa risponderemo?”
L’intervento di Leone XIV si conclude con una domanda, comune a ciascuno: “Dio ci chiederà se abbiamo coltivato e custodito bene questo mondo che Egli ha creato, a beneficio di tutti e delle generazioni future, e se ci siamo presi cura dei nostri fratelli e sorelle. Allora, che cosa risponderemo?”
Il Pontefice ha quindi benedetto un frammento di ghiaccio proveniente dalla Groenlandia, risalente a 20mila anni fa. “Signore della vita, benedici questa acqua: possa risvegliare i nostri cuori, purificare la nostra indifferenza, lenire i nostri dolori e rinnovare la nostra speranza”.
Il blocco proviene dal fiordo Nuup Kangerlua – dove si stava sciogliendo nell’oceano dopo essersi staccato dalla calotta glaciale – ed è stato trasportato a Roma dall’artista Olafur Eliasson con il supporto del geologo Minik Rosing. I due collaborano nell’ambito del progetto Ice Watch che, tra le altre cosa, porta grandi blocchi di ghiaccio in spazi pubblici delle grandi città europee: da Copenaghen a Parigi, passando per Londra, con l’obiettivo di rendere tangibile per il pubblico la realtà della crisi climatica.
Un altro gesto simbolico alla presenza del Papa ha visto alcuni rappresentanti di Paesi e comunità maggiormente colpiti dalla crisi climatica versare un recipiente con acqua della propria terra madre in una “ciotola delle lacrime”, simbolo della casa comune, e dell’interdipendenza che ciascun individuo mantiene con il Creato e con gli altri. Il Pontefice ha poi cantato le parole iniziali del Cantico delle creature, accompagnato da Adenike Adewale, protagonista del musical Queen of the Night dedicato a Whitney Houston. “Possano queste voci di speranza, alzarsi come una”, l’invocazione di Leone XIV. Ad essa ha fatto seguito un momento di intrattenimento musicale offerto dal gruppo internazionale di arti sceniche Gen Verde, formato da sole artiste provenienti da diversi Paesi.