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Essere divulgatori di concordia attraverso la parola e l’esempio, costruttori di ponti e diffusori di una cultura dell’incontro: questo chiede il Papa ai partecipanti al Giubileo della Vita Consacrata, ricevuti in udienza in Vaticano. “Importante per tutti voi essere radicati in Cristo. Solo in questo modo, infatti, potrete compiere la missione in modo fecondo” dice il Pontefice che invita a ritornare al cuore, a curare l’interiorità e a coltivare la sinodalità.

“Vi accolgo con un abbraccio che parte dal cuore e che desidero arrivi fino agli angoli più remoti della terra, dove so di potervi trovare”. È un affettuoso e caloroso benvenuto quello che Leone XIV rivolge a consacrate e consacrati, riuniti oggi, 10 ottobre, nell’Aula Paolo VI e giunti a Roma da diverse parti del mondo per il Giubileo a loro dedicato.

Ritornare al cuore

Facendo proprie le parole di Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Vita Consacrata del 2023, il Pontefice sottolinea che la Chiesa ha bisogno di quanti scelgono di donarsi totalmente per il Regno di Dio “e di tutta la diversità e ricchezza delle forme di consacrazione e di ministero”, perché i consacrati con la loro “vitalità e con la testimonianza di una vita dove Cristo è il centro e il Signore” possono “contribuire a ‘svegliare il mondo’”. E per questo serve “essere radicati in Cristo”, poiché solo così è possibile “compiere la missione in modo fecondo”. Essere “uniti” a Dio “e in Lui tra di voi”, esorta il Papa, che indicando, inoltre, di curare la vita interiore.

“A voi, figlie e figli di Fondatori e Fondatrici, rivolgo una calorosa esortazione a ‘ritornare al cuore’, come il luogo in cui riscoprire la scintilla che ha animato gli inizi della vostra storia, consegnando a chi vi ha preceduto una missione specifica che non passa e che oggi vi è affidata”.

Leone specifica che proprio nel cuore “si produce” quella che Papa Francesco, nella Dilexit nos, ha definito la “paradossale connessione tra la valorizzazione di sé e l’apertura agli altri, tra l’incontro personalissimo con sé stessi e il dono di sé agli altri”, e aggiunge che “nell’interiorità, coltivata nella preghiera e nella comunione con Dio” hanno origine “i migliori frutti di bene secondo l’ordine dell’amore, nella piena promozione dell’unicità di ciascuno, nella valorizzazione del proprio carisma e nell’apertura universale della carità”.

Divulgatori di concordia

Ma è verso il mondo che il Papa proietta consacrate e consacrati, perché possa essere seminato il bene. “C’è un bisogno profondo di speranza e di pace che abita il cuore di ogni uomo e donna del nostro tempo e voi, consacrate e consacrati, volete farvene portatori e testimoni con la vostra vita, come divulgatori di concordia attraverso la parola e l’esempio, e prima ancora come persone che portano in sé, per grazia di Dio, l’impronta della riconciliazione e dell’unità. Solo così potrete essere, nei vari ambienti in cui vivete e operate, costruttori di ponti e diffusori di una cultura dell’incontro, nel dialogo, nella conoscenza reciproca, nel rispetto per le differenze, con quella fede che vi fa riconoscere in ogni essere umano un solo volto sacro e meraviglioso: quello di Cristo”.

Nella quotidianità di ogni consacrato è importante “l’impegno per la fraternità universale, l’attenzione per le persone più povere, la cura del creato” e per questo ciascuno deve “creare e promuovere ambienti e strutture di fraternità, dove sia vinta la povertà, sia messa al centro la dignità della persona umana e si dia ascolto al grido della ‘casa comune’”, continua Leone XIV, che invita proprio a farsi “custodi e promotori” di tali “ambiti di servizio”.

Curare la sinodalità

Ai consacrati, inoltre, il Pontefice chiede di non dimenticare la sinodalità e di “rimanere fedeli al cammino che in questa direzione tutti stiamo percorrendo”. Richiama, a tal proposito la Lettera enciclica Ecclesiam suam di Paolo VI e la sua raccomandazione al “domestico dialogo”, da vivere “in pienezza di fede, di carità, di opere”, “intenso e familiare”, “sensibile a tutte le verità, a tutte le virtù, a tutte le realtà del nostro patrimonio dottrinale e spirituale”, “sincero e commosso nella sua genuina spiritualità”, “pronto a raccogliere le voci molteplici del mondo contemporaneo”, “capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti”. Questo “domestico dialogo”, “per un continuo rinnovamento del Corpo di Cristo nelle relazioni, nei processi, nei metodi”, è “affidato” oggi particolarmente ai consacrati, evidenzia il Papa, rilevando la loro “condizione privilegiata per poter vivere quotidianamente valori come l’ascolto reciproco, la partecipazione, la condivisione di opinioni e capacità, la ricerca comune di cammini secondo la voce dello Spirito”. Di tali valori la Chiesa vuole i consacrati siano “testimoni speciali”, e ciò “camminando in comunione con tutta la grande famiglia di Dio, sentendola come Madre e Maestra, condividendo in essa la gioia” della “vocazione”, “superando divisioni, perdonando ingiustizie subite, chiedendo perdono per le chiusure dettate dall’autoreferenzialità”.

“Lavorate a diventare, giorno per giorno, sempre più ‘esperti di sinodalità’, per esserne profeti al servizio del popolo di Dio. Per finire, vorrei rivolgervi un invito a guardare al domani con serenità e fiducia, e a non aver timore di fare scelte coraggiose”.

Infine, Leone ricorda che Dio è “Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia e per il quale ‘nulla è impossibile’”, e dunque “speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro”. Da qui l’incoraggiamento a consacrate e consacrati a continuare “con questa fiducia” il loro “cammino” e la promessa di “un ricordo speciale nella preghiera”.