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Uno dei frutti del 46° Capitolo Generale dei Fratelli de La Salle – tenutosi nel maggio 2022 – è stato il Progetto Lievito. “Non ho dubbi: lo Spirito Santo ha fatto il suo lavoro e ci ha posto delle sfide immense“, ha detto Fratel Carlos Gómez, Vicario Generale dell’Istituto, all’inizio del suo intervento all’incontro della Regione Lasalliana dell’America Latina (RELAL) con il Superiore Generale e il suo Consiglio, tenutosi a Medellín (Colombia) dal 4 al 9 settembre 2023.

A quasi un anno dalla presentazione del Progetto Lievito da parte del Superiore Generale e del suo Consiglio, Fratel Carlos ritiene che “la portata delle decisioni supera le nostre forze; tuttavia, esse mostrano percorsi che, se ci assumiamo il rischio di attraversare, ci condurranno a nuovi porti, alla rivitalizzazione della nostra vita consacrata, al rinnovamento della nostra missione e alla creazione di nuovi orizzonti e risposte”.

Un movimento di trasformazione

Infatti, con il Progetto Lievito “siamo stati tutti invitati, siamo stati tutti convocati per far parte di un ‘movimento di trasformazione’ con audacia profetica e sincerità di cuore: al servizio degli impoveriti e dei vulnerabili, dal basso, dall’interno, da vicino”.

Naturalmente, il Progetto Lievito solleva domande fondamentali e profonde, scomode e provocatorie. Soprattutto, “domande profetiche e interrogative sul nostro essere, fare e sognare”: “Dov’è tuo fratello? Dov’è tua sorella? Forse potremmo considerare le nostre risposte oggi nella Regione, nei nostri Distretti, nelle nostre comunità e nel cuore di ognuno di noi”, dice il Vicario Generale.

Un ano dopo, un bilancio

Attraverso interpellanze che implicano necessariamente una chiamata permanente alla conversione, Fr. Carlos ci ha invitato a fare un bilancio sincero del primo anno del Progetto Lievito: “A livello personale, potremmo chiederci: quali passi ho fatto per incontrare i miei fratelli e sorelle? C’è lievito nella mia vita, nella mia preghiera, nelle mie azioni quotidiane? Sperimento la gioia di aver realizzato qualcosa di ciò che mi ero proposto? C’è una svolta che, per quanto dolorosa, ha comportato pace e calma spirituale? È tutto “come al solito”?

Queste domande vengono trasferite anche a livello di comunità e di distretto: “Ci sono decisioni liminari, audaci, di frontiera? Abbiamo preso delle decisioni distrettuali che ci decentrano, ci spostano verso le periferie, ci fanno uscire dalla nostra zona comfort? Cosa vedono il Distretto e la Regione come organismi per essere un nuovo lievito nei nostri Paesi, città e Distretti?

Coerenza e radicalità

Fr. Carlos ha anche affermato che “non sarebbe coerente, e questo va rivisto in ogni Distretto con serenità e spirito di discernimento e autocritica, se le decisioni dei Capitoli distrettuali fossero meno audaci e più tiepide di quelle prese dal Capitolo generale”. In realtà, “il progetto lievito non richiede la spettacolarità, ma la costanza; non richiede il meraviglioso, ma il radicale; non è il torrente che spazza via ciò che è sul suo cammino, ma la goccia che con la sua costanza trafigge la pietra; non si manifesta nello stravagante, ma nel sussurro della brezza leggera”.

Nel suo messaggio, infatti, ha fatto due volte riferimento alla conversione di San Paolo sulla via di Damasco, per sostenere che la “conversione”, quella parola difficile che può essere anche motivo di frustrazione, non è tanto “nello stupore di una cecità improvvisa”, ma “in un’interiorità che comincia a offuscare la nostra miopia permanente con passi costanti che trasformano la nostra vita, le nostre comunità, la nostra missione e le nostre vite confortevoli”. Non è un invito a preghiere interminabili e liturgie rumorose, né a riempire la vita quotidiana di un linguaggio religioso artificiale, ma a una contemplazione umile e non ostentata, a rinunce dolorose e silenziose, a passi che ci portano verso le periferie e lontano dalle nostre zone di comfort“.

Il lievito in America Latina

Per quanto riguarda i “Progetti lievito” proposti dai Distretti della RELAL – molti dei quali sono stati visitati dal Superiore Generale e dal suo Consiglio tra agosto e settembre – il Vicario generale ha osservato che “ci sono opere molto significative in termini di creatività, impegno e profetismo in America Latina (…). In effetti, c’è più di quanto ognuno di noi sappia e immagini: la vitalità missionaria della RELAL è impressionante!”.

Tuttavia, ha anche esortato alla coerenza e alla conversione di cui sopra di fronte ai “Progetti Liveito”: “Queste opere meravigliose sono animate da comunità vibranti, trasparenti, appassionate, oranti, centrate su Gesù Cristo, con una disponibilità radicale a Dio? (…) Preghiamo con onestà? Preghiamo il processo educativo? La vita comunitaria palpita nel cuore del progetto educativo per la sua qualità e la sua gioia? (…) È vissuta con austerità e congruenza con le realtà che serviamo? O è una zona comfort bloccata alla periferia?

Impollinazione incrociata

Indubbiamente, “il lievito ci dà una chiave ermeneutica per interpretare la realtà e vivere la missione“, ha continuato Fr. Carlos. Infatti, “ogni nuovo progetto lasalliano che sogniamo nella Regione deve passare al setaccio: è davvero una risposta all’esclusione, all’ingiustizia, alla disuguaglianza, alla scarsa educazione dei poveri (…)? È lievito se arricchiamo la nostra missione attraverso l’impollinazione incrociata”. Solo così ci sarà quel “trabocco germinale” a cui suor Liliana Franco, presidente del CLAR, ha fatto riferimento nelle sue riflessioni all’inizio dell’incontro sulle sfide della vita consacrata oggi.

Il lievito necessario che la nostra missione lasalliana richiede è la capacità di creare, di sognare e di rischiare“, ha sottolineato il Vicario generale, approfondendo allo stesso tempo alcune questioni cruciali per muoversi in questa direzione:

  • “Nel costruire i nostri programmi comunitari potremmo essere attenti a mettere una buona dose di lievito nella riflessione“.
  • “C’è la possibilità che, guardando con gli occhi della fede e con tutta la ricchezza che ci danno i nostri documenti ispiratori, possiamo capire che ci sono opere che sono farina che non resiste al lievito. Perché non riconoscerlo? Ci sono passati che vogliamo continuare ad allungare e che non danno più; hanno esaurito il loro scopo (…) Qualcosa deve morire perché altre cose possano nascere”.
  • “Il lievito a cui ci spinge il Capitolo e che il Progetto riprende potrebbe anche favorire e rafforzare il dialogo Sud-Sud del nostro Istituto: incontri e riflessioni comuni tra Africa, Sud-Est asiatico e America Latina”. Allo stesso modo, “la triste realtà delle migrazioni è un punto di incontro tra Nord e Sud, una sfida all’internazionalità dell’Istituto”.
  • “La nostra preoccupazione per l’Amazzonia e l’ecologia integrale deve ricordarci che il bacino del fiume Congo, nell’Africa centrale, è l’altro polmone verde del mondo, “l’Amazzonia africana”, altrettanto minacciata e con meno lutti”.
  • “Potremmo essere più lievito se andassimo avanti nel consolidamento del Noviziato regionale, pensato anche per l’area portoghese-spagnola dell’Istituto, sebbene sia sempre aperto a tutti (…). Un Noviziato internazionale, con una buona équipe di accompagnamento e un grande gruppo interdistrettuale, genera dinamiche interessanti e un processo formativo più coerente con la realtà e con il nostro essere Fratelli oggi”.
  • “(…) Optare per proposte che esulano dal Progetto Lievito e che possono costituire i nuovi fronti (…) che oggi potrebbero essere identificativi della proposta lasalliana, per esempio la ruralità, i popoli nativi, le migrazioni e i migranti, l’educazione superiore alla portata di coloro che sono nelle periferie esistenziali ed educative”.
  • “Pensare in modo liminare, non a come portare alcuni poveri nei nostri campus, ma a come portare i nostri campus ad incontrare i più vulnerabili. Che il nostro prestigio diventi un impegno per la causa della giustizia, dell’equità, della pace e dello sviluppo sostenibile“.

La grande sfida per i lasalliani della RELAL è quella di “essere protagonisti nel contribuire a creare il nuovo volto di La Salle in America Latina“. Ciò richiede “una grande dose di lievito per gli anni a venire” che contribuirà a trasformare le realtà.

“Speriamo che il lievito ci porti a gettare nuovi semi e a rischiare per i più poveri. Abbiamo risorse, abbiamo possibilità, abbiamo persone capaci; si tratta di decidere, rischiare e camminare. Il buon Dio farà il resto”, ha concluso fratel Carlos Gómez.